COME GLI ALTI COMANDI FRANCESI  INTENDEVANO BLOCCARE L’ATTACCO TEDESCO

Nell’arte militare l’attaccante  sceglie il luogo , il momento, i mezzi  e il momento in cui lanciare l’offensiva concentrando le sue forze in un punto a lui favorevole e ben definito.

Chi si difende deve fronteggiare tutte le ipotesi di attacco, disperdendo così le sue forze, ergo l’attaccante potrà colpire nel punto più debole dell’ avversario.

L’alto comando francese, decise di porsi in difesa, sicuro che la Linea Maginot avrebbe obbligato i tedeschi ad attaccare attraverso il Belgio alleato. Inoltre la Francia era difesa, al Nord, da un eventuale attacco tedesco dalle armate belghe e le armate francesi potevano,  attraversando il Belgio, colpire il cuore  industrializzato della Ruhr.

Nell’ottobre 1936, il Belgio, si dichiarò neutrale, ciò impediva  all’esercito francese di attaccare attraverso il paese amico, era gioco forza, per colpire i tedeschi, partire dal proprio fronte fortificato.

Con la dichiarazione del 1936, i belgi accrebbero la possibilità che i tedeschi invadessero il loro paese, per colpire la Francia , per cui, quest’ultima, non poteva lasciare sguarnita la frontiera del Nord, iniziò quindi a fortificare, rimodernando i forti Séré de Rivieres e iniziando a costruire una fortificazione leggera (MOM).

 

Presso gli alti comandi francesi si fece sempre più  strada l’idea che il Belgio, malgrado la sua neutralità,  doveva essere il campo di battaglia.

Allo scoppio delle ostilità. il maresciallo GAMELIN,(comandante in capo francese) ordinò , sortendo dalla Maginot, una piccola offensiva nella regione della Sarre tedesca. L’attacco fu condotto con mezzi limitati ed eccessiva prudenza, tanto che si risolse senza alcun dato di fatto e non portò alcun aiuto alla Polonia.

Il Maresciallo decise di seguire i vecchi piani in cui l’ingresso in Belgio dipendeva dalla richiesta di aiuti da parte del governo belga.

La prima versione del piano, elaborato all’inizio dell’autunno 1939, denominato “ piano Escaut”  prevedeva di schierarsi a difesa lungo la frontiera franco-belga , con una conversione dell’ala sinistra delle armate alleate per dispiegarsi nella regione di Tournai, per poi stabilirsi lungo il fiume Escaut. nota 6

Con questa manovra le armate franco-britanniche avrebbero solo difeso il litorale del mare del nord, lasciando l’onere di difendere le principali città belghe  all’esercito belga.

L’avanzata sino alla regione dell’Escaut venne considerata una prima tappa, perché,se le circostanze fossero state favorevoli, il 1°gruppo di Armate,  doveva raggiungere la linea Lovanio-Wavre- Gembloux-Namur e attestarsi sul fiume Mosa tra Namur e Givet.

Il 13 novembre 1939, il piano della  prosecuzione dell’avanzata  fu adottato e prese il nome di “ipotesi Dyle”. nota 7

Nel piano “Escaut” il 1° Gruppo di Armate dipendeva solo dalle proprie forze, nel piano successivo la riuscita del piano sarebbe dipesa dall’esercito belga, esercito di cui si ignorava ogni cosa: i progetti, l’organizzazione difensiva, la preparazione.

Il fatto che piano “ipotesi Dyle” fosse oltremodo azzardato, non preoccupò molto il QGC francese , infatti, il maresciallo GAMELIN, teorizzò addirittura di raggiungere il canale Alberto.

Tra i tanti piani elaborati nel novembre 1939 venne  studiata l’ “ipotesi Olanda”  poi fatta sua dal maresciallo,  nel marzo 1940, che la denominò  “manovra Bréda”. La manovra consisteva nell’inviare la 7^armata, a sostegno delle armate olandesi, operanti a nord-est di Anversa  in direzione della città di Bréda, per impedire ai tedeschi di raggiungere e occupare il litorale olandese.

GAMELIN aggiunse alle incognite di una avanzata in Belgio, quelle di una cooperazione con l’esercito olandese di cui sapeva ancor meno di quello belga.

I generali: GIRAUD al comando della 7^armata, BILLOTTE, capo del 1° gruppo d’armate e GEORGES che era comandante in capo delle armate del teatro di operazioni del Nord-Est. si opposero, più o meno velatamente, ad entrambe i piani.

Il Maresciallo caparbiamente seguì il suo progetto, la 7^armata schierata dietro la zona più vulnerabile  dovette prendere posizione sulla frontiera OLANDESE BELGA  Questo ordine privò il generale GEORGES dell’unica riserva veramente valida sul fronte del Nord-Est. nota 8

ARMI A DISPOSIZIONE DEI TEDESCHI PER ATTACCARE UNA POSIZIONE FORTIFICATA

Attaccare una posizione fortificata qualunque, necessita di mezzi adatti non solo a neutralizzare la resistenza della posizione attaccata ma anche la sua capacità di reazione. Questo significa che non occorre solo avere un’artiglieria potente ma occorre anche poterla piazzare a distanza utile per avere la massima efficacia.

L’esperienze acquisite dagli ingegneri  francesi durante la 1^ Guerra Mondiale permisero di stabilire alcune importanti regole, vale a dire: penetrazione dei proietti e angolo di tiro necessari per frantumare il cemento armato.  Le volte e i muri delle opere fortificate furono progettate in funzione di queste esperienze, per cui i forti potevano resistere all’artiglieria pesante nemica. nota 9

La resistenza dell’opera poteva essere condizionata dalla capacità del nemico di portare a distanza utile la sua artiglieria.

E’ certo che i tedeschi erano a conoscenza dell’evoluzione in questo campo e se non lo fossero stati, l’attacco alle fortificazioni ceche gli avrebbe sicuramente resi edotti. nota10

I generali tedeschi erano perfettamente consapevoli delle difficoltà nel neutralizzare una fortificazione, tanto che avevano deciso di evitare, se possibile,  un attacco  alla linea, ma furono pronti, se le circostanze lo avessero imposto, a cercare i mezzi per distruggere una fortificazione.

Prendiamo in esame i mezzi convenzionali: i tedeschi avevano a disposizione una artiglieria pesante di ottima qualità e resa, le cui capacità furono dimostrate nel 1914 sui forti belgi di Namur, di Liegi, Maubeuge , Manonvillier . L’artiglieria pesante tedesca non si evolse tra le due guerre e la loro capacità di distruzione era pressoché immutata. ( il mortaio da 420mm fu ricondizionato tra il 1936 e nel 1937 , fu dotato di un nuovo affusto, il peso del suo proietto passò da 923 kg a 1030 kg con una portata di 14.000 metri ma le sue parti essenziali rimasero tale e quali).

Nel maggio 1940  due artiglierie, destinate alla distruzione delle opere fortificate, erano in fase di valutazione e a diversi stadi di sviluppo: il mortaio pesante da 605mm su affusto cingolato (THOR) e

il mortaio pesante da 800 mm su affusto ferroviario (GUSTAV). nota 11

 

Per modernizzare l’artiglieria convenzionale rendendola atta alla distruzione di un opera fortificata, si studiò, un nuovo proietto ( il proietto ROCHLING ) che doveva essere sparato da un cannone da 210 modello 1918. Si trattava di un proietto dal peso di 190 Kg e con una lunghezza elevata, 2,50m, la sua punta in acciaio molto duro doveva concentrare il massimo dell’energia nel punto di impatto, questo gli permetteva di forare uno spessore di quattro metri di cemento armato a una distanza di 11.000 metri. Il proietto Rochling fu sperimentato dopo la resa belga sui forti di Battice e Aubin-Neufchateau, non fu mai impiegato in azioni di guerra.

Se le artiglierie pesanti convenzionali non erano in grado di neutralizzare una fortificazione, i pezzi a tiro teso con una  forte velocità iniziale, dimostrarono, nelle prove effettuate sulle fortificazioni ceche, le loro possibilità.

Le pareti in cemento armato, le corazzature e in special modo, le torrette , erano molto vulnerabili a questo tipo d’arma, soprattutto se veniva posizionata a poca distanza dal bersaglio. I pezzi anticarro o antiaerei , potevano rispondere egregiamente alla bisogna; il più performante fu senza dubbio l’88 mm Flak 18 o 36.

Altra arma messa a punto dagli scienziati tedeschi,  fu la carica cava, questa permetteva di concentrare tutta la potenza dell’esplosione in un punto preciso, si formava quindi un dardo che creava un foro nell’acciaio più resistente. Il brusco aumento di temperatura che veniva sviluppato, era sufficiente a mettere fuori combattimento gli uomini che si riparavano dietro la corazzatura colpita.

Nel 1940 i tedeschi disponevano di due tipi di carica cava: carica da 12,5 Kg di cui 9 di esplosivo che poteva penetrare in 120mm di acciaio e carica da 50Kg di cui 36 di esplosivo che poteva penetrare in 250mm di acciaio.

Per poter utilizzare queste cariche, che non erano tirate da un cannone, occorreva posarle sull’obiettivo, questo poneva dei limiti al loro utilizzo, infatti l’assalitore doveva poter accedere e mantenere le sovrastrutture della fortificazione, questo prima di neutralizzare l’opera stessa. Il numero di cariche cave nel maggio 1940  era molto limitato e non ne fu previsto l’utilizzo sulla Linea Maginot. nota 12

Torna indietro e Leggi il “Maggio-Giugno 1940 – notizie aggiornate sulla Linea Maginot (Quaderno n°1)”

NOTE

nota 6: Il fiume Escaut, in francese , Schelde in olandese, nasce nella Francia del nord, nel dipartimento dell’Escaut e sfocia dopo aver toccato le città belghe di Tournai,Oudenaarde,Gand e Anversa, nel mare del nord.

Il fiume Dyle ,lungo le cui rive si trovano le città di Ottingnies, Wavre, Lovanio, Nechelen , si getta nella Schelde a Runst.

nota 7: Nel piano Dyle le forze franco britanniche venivano scisse in due gruppi pressoché uguali, i gruppi d’armata 2° e 3°, forti di 44 divisioni,  vengono schierati dietro la Linea Maginot; nel nord della Francia e lungo la frontiera belga  viene schierato  il 1° gruppo di armate  che conta una cinquantina di divisioni con le relative riserve.

La 2^ armata del  generale Huntzinger e la 9^armata del generale Corap costituiscono  l’ala destra, solo 17 divisioni presidiano la regione delle Ardenne , questa regione, secondo lo stato maggiore francese, “si difende da sola”.

L’alto comando riserva l’elite dell’esercito alla difesa della regione dell’Escaut belga e della Dyle: la 1^ armata  dispone di 6 divisioni d’elite, 2 divisioni meccanizzate leggere di cavalleria che posso schierare 320 mezzi corazzati tra carri e autoblindo, 9 gruppi d’artiglieria,6 battaglioni di dragoni auto portati e  due delle tre divisioni corazzate di nuova formazione assicurano il supporto meccanizzato

All’ala sinistra il corpo di spedizione britannico comandato da lord Gort ( la BEF) schiera 9 divisioni , la 7^ armata,  comandata dal generale  Giraud è concentrata tra il fiume Lys e il mare del Nord con l’ordine, in caso di bisogno, di raggiungere le forze olandesi ( piano Breda).

nota 8: con il piano Dyle si otteneva un fronte ad arco di cerchio che attraversando la piana belga appoggiandosi  a ovest alla piazzaforte di Anversa raggiungeva la città di  Namur sul fiume Mosa

Il corso del fiume Mosa  e del suo confluente Chiers  forma uno sbarramento anticarro che dalla posizione sulla Dyle raggiunge la Linea Maginot

nota 9: nel quaderno precedente abbiamo visto gli insegnamenti tratti dalle prove effettuate sulla linea fortificata ceca, ricordiamo che le sovrastrutture resistevano al tiro dell’artiglieria pesante e le feritoie e specialmente le torrette erano molto vulnerabili al tiro teso a forte velocità iniziale

nota 10: ricordiamo che le volte dei blocchi d’artiglieria della Linea  Maginot raggiungevano in protezione 4 lo spessore di 3,50 metri e potevano resistere al un proietti da 420 mm

nota 11: il mortaio Gustav fu utilizzato durante l’assedio e la conquista di Sebastopoli

nota 12: in effetti tutte le cariche disponibili furono usate il 10 maggio 1940 nell’attacco con truppe aereo- trasportate sul forte belga di Eben-Emael in cui parte delle torrette e delle cupole d’artiglieria furono neutralizzate da questo tipo di ordigno, ancor oggi sulla cupola per cannoni da 120mm della batteria n°1  è visibile il segno della carica.