
La Linea Maginot
1. PREFAZIONE
Lo studio delle fortificazioni è normalmente riservato agli addetti al lavori: architetti, ufficiali del genio, ecc.
In tempi recenti alcuni studiosi “laici” si sono dedicati a questi studi, vuoi per puro diletto, vuoi per scoprire la storia e la scienza delle difese approntate dall’uomo a sua difesa.
Da parte mia mi sono dedicato allo studio della fortificazione europea moderna, cioè a quella, per comprenderci, costruita in cemento, armato e non, negli anni 1920-1940 (cemento armato = concrete in inglese, beton in francese).
Naturalmente questi studi mi hanno portato, per questioni di affinità a conoscere la fortificazione fine-inizio secolo (forti italiani, austriaci, francese sistema Serè de Rivieres).
Essendo l’argomento vastissimo mi sono limitato a trarne poco più di semplici nozioni.
Dei grandi sistemi fortificati moderni; Linea Maginot Francese, Vallo Occidentale Tedesco (LINEA Sigfrido), Vallo Alpino Italiano, Vallo Atlantico Tedesco (costruito sulle coste francesi), ho scelto per questa mia dispensa LA LINEA MAGINOT.
La presente pubblicazione non vuole assolutamente sostituirsi si “sacri testi” dei nostri cugini d’oltre alpe, ma esserne un condensato in lingua Italiana.
Penso possa anche di essere d’aiuto a coloro che, attratti da un turismo “militare”, vogliono visitare questo monumentale complesso fortificato. Il presente studio è tratto da notizie pubblicate in più volumi di differenti autori, a mia avviso, i più seri tra i molti che hanno scritto della Linea Maginot.
Tra questi : “LA MURAILLE DE FRANCE OU LA LIGNE MAGINOT” scritto da Philippe Truttmann edito da Gerard Klopp (il colonnello Truttmann è stato insegnante di architettura militare alla scuola superiore del genio), “LA LIGNE MAGINOT” di Jean Yves Mary e sempre di Jean Yves Mary e Hohnadel “ LA LIGNE MAGINOT (Homme et Ouvrege) in 5 volumi, e infine “LA LIGNE MAGINOT EN ALSACE” di Jean Bernard Wahl.
Alcune considerazioni tecniche: purtroppo non sempre vi è la traduzione letterale di alcuni termini specifici, per tanto ho dovuto adattare all’Italiano alcune definizioni; eccone alcuni esempi:”CLOCHE” letteralmente campana, è stato da me tradotto in “TORRETTA CORAZZATA”; “TOURELLE A L’ECLIPSE” è stato tradotto in “TORRE CORAZZATA A SCOMPARSA” e non con il termine “CUPOLA” secondo me più adatto alle cupole corazzate dei cannoni usate nei forti della prima guerra mondiale.
“GROSS-PETIT OUVRAGE” corrisponde a “GROSSO-PICCOLO FORTE” “FLANQUEMENT” in “TIRO DI FIANCHEGGIAMENTO” e infine “COFFRE” in “COFANO” intendendo come tale quel corridoio ricavato nel muro di controscarpa, da cui si spara nel fossato.
Le fotografie, se non contrariamente indicato, sono dell’autore , i disegni possono provenire da materiale SHAT ( Service Historique Armée de Terre) ritrovato nelle varie Bourse aux Armes ed elaborati dall’autore.
2. GENESI DELLA LINEA MAGINOT
L’Alsazia e la Lorena, regioni francesi al confine con la Germania, furono, per secoli, contese dai due paesi, passando dall’uno all’altro, finché con la fine della Prima Guerra Mondia1e, non rimasero definitivamente alla Francia.
Avvenne così che queste terre, teatro dl sanguinose ed alterne vicende, venissero di volta in volta fortificate dagli occupanti del momento, nei punti che erano ritenuti strategici.
Nel 1914 all’inizio della grande guerra la Francia aveva un grande numero di fortificazioni poste a difesa della frontiera che si estendeva dalla Manica sino al Mediterraneo.
Un considerevole numero di forti furono costruiti, a partire dal 1875, dal generale Séré de Rivières e modernizzati sino a tutto il 1917.
Alcuni di essi formano le cinture fortificate di VERDUN, TOUL, EPINAL e BELFORT.
Nel 1918, alla fine della guerra, queste fortificazioni, per la maggior parte obsolete e semidistrutte, sono troppo distanti dalle nuove frontiere per avere un ruolo dissuasivo determinante.
Gli, alti comandi cominciano quindi nel 1920 lo studio di un nuovo sistema di difesa, più moderno, costruito più vicino al nuovi confini con la Germania.
Le esperienze acquisite nella Prima Guerra Mondiale a Verdun con il suo complesso fortificato, fanno nascere nuove teorie nella condotta della guerra.
L’idea è di fermare un attacco improvviso e la conseguente invasione, permettendo all’esercito di effettuare la mobilitazione e di organizzare quindi la controffensiva. (nota 1)
Vivaci discussioni scoppiano tra i marescialli FOCH, PETAIN e JOFFRE sino a che , con la supervisione del ministro della guerra PAINLEVE’, si perviene a del compromessi.
Sono quindi create due commissioni : la prima denominata “COMMISSIONE DI DIFESA DELLE FRONTIERE” ( CDF ), viene creata nel dicembre 1925, con lo scopo di stabilire il tracciato della linea fortificata, la sua organizzazione, la forma e il suo costo.
La seconda “COMMISSIONE D’ORGANIZZAZIONE DELLE REGIONI FORTIFICATE”
(CORF ) viene creata nel settembre 1927. Lo scopo è la realizzazione tecnica e pratica di tre grandi regioni fortificate: METZ, LAUTER, ALPES, comprendenti la difesa del Reno e del Nord.
All’inizio, nel 1929 il ministro della guerra Painlevé e il suo successore Andreé Maginot fanno approvare dal governo le indicazioni proposte dalla CORF, alla fine del 1929 sia la Camera dei Deputati che il Senato approvano il programma, Quindi il 14 gennaio del 1930 la “LINEA MÄGINOT” diventa una realtà.
Nella realtà le opere preliminari sono già cominciate, infatti l’inizio lavori avviene entro il 1929 su entrambe le rive della Mosella, nei dintorni di Thionville, nella regione di Bitche, in Alsazia del Nord.
Nel periodo tra il 1930 e il 1931 è la volta di numerosi cantieri secondari, i lavori fervono a Longuyon e lungo il Reno sino al sobborghi di Basilea; viene iniziata la Maginot Alpina lungo la frontiera italiana. (nota 2)
La regione denominata TROUE’E DE LA SARRE (letteralmente varco del fiume Sarre) tra Saint Avold e Rohrbach non viene ancora fortificata; solo in seguito verrà disposta une difesa inondando larghe porzioni di terreno rendendolo quindi impraticabile (zona delle inondazioni). (nota 3)
L’ossatura della Linea Maginot è realizzata a partire dal 1930, nel 1933 i grossi forti sono finiti, dal 1933 al 1935 vengono installati gli impianti elettromeccanici, gli armamenti, l’arredamento, ecc.
Si può affermare che nel Nord-Est la “Linea”, nelle sue parti principali, è finita entro il 1935.
Nelle Alpi le condizioni orografiche e climatiche allungano i tempi per l’esecuzione dei lavori, tanto che numerosi forti sona ancora allo stato di cantiere nel 1940 (Plan Caval, Granges Communes, Restefond).
Da Longuyon (dipartimento Meurthe e Moselle) a Basilea la CORF entro il 1935 ha costruito 20 grossi forti, misti artiglieria e fanteria, 26 piccoli forti per la fanteria, di cui 3 dotati di artiglieria, 293 tra casematte per la fanteria e blockhaus, 78 ricoveri di intervallo, 14 osservatori di artiglieria corazzati
A causa della continua diminuzione degli stanziamenti, la CORF ha dovuto ridimensionare i suoi piani, per cui alcuni forti si sono trasformati in singole casematte o peggio ancora sona spariti del tutto. Secondo una stima ragionevole si può affermare che la Linea Maginot esistente è solo il 50% di quanto progettato inizialmente.
Dal 1934 al 1938 vengono costruiti alcuni rafforzamenti detti “NOUVEÄUX FRONTS” (Nuovo Fronte), fra Bitche e La Sarre, tra Montmédy e Sedan, e a Nord davanti a Maubeuge e Valenciennes.
Questo prolungamento non ha più ne la solidità, ne la potenza delle prime realizzazioni; à inoltre dotato di pochissima artiglieria.
I fatti dimostrano che questa fortificazione “economica” non può opporsi efficacemente all’attacco nemico.
Il nuovo fronte realizza soltanto due opere di artiglieria, 10 piccole opere e 55 casematte di intervallo.
La Linea Maginot a partire dalla Manica sino a giungere al confine Svizzero conta:
- 22 grossi forti
- 36 piccoli forti
- 348 casematte e blockhaus (311 secondo un autore)
- 78 ricoveri corazzati
- 14 osservatori corazzati
Quanto al fronte delle Alpi assomma a:
- 23 forti dotati di artiglieria
- 34 piccoli forti
- 29 casematte di intervallo + 8 di seconda linea
- 22 avamposti
- 3 osservatori (nota 4)
A sostegno di questo assieme poderoso vanno aggiunte: decine di caserme, decine di depositi per materiali e munizioni, ferrovie e strade militari.
Un capitolo a parte è la fortificazione di complemento, costruita negli anni compresi tra il 1935 e il 1940.
Migliaia di blockhaus di diverso tipo vengono costruiti sia negli intervalli della fortificazione CORF, sia davanti e dietro la linea principale.
La maggior parte sono fabbricati dalla manodopera militare (MOM), se la quantità è enorme, la qualità scarseggia; la serietà ed il rigore della fortificazione CORF non si ritroverà più.
nota 1: non esiste una fortificazione che possa fermare per un tempo infinito un attaccante , la funzione è proprio di essere una base di lancio di una controffensiva da parte delle truppe mobilitate al riparo di essa . questa pratica fu ampiamente disattesa dai generali francesi quando, nel 1940 le armate corazzate tedesche sfilarono a meno di 20 chilometri dalla linea principale di resistenza per invadere il Lussemburgo e il Belgio
nota 2: sulla frontiera italiana, nelle Alpi Marittime, a seguito di un bellicoso discorso di Mussolini /1927) , in cui rivendicava Nizza e la Savoia , si iniziò a costruire un forte, il RIMPLAS
Edificato nella Tinée molto vicino alla frontiera e alle terre di caccia dei Savoia ( fin dal 1861 vi erano delle enclave oltre la cresta delle Alpi , lato verso la Costa Azzurra,)
Si iniziò a costruire sin dal 1928 ben prima della legge con cui si autorizzava la costruzione della Linea. La fortificazione pur essendo un forte tipo Maginot ha ancora molti elementi della fortificazione ottocentesca , quali i muri perimetrali inclinati e in cui sono ricavate le cannoniere vere o finte )
nota 3: anche la frontiera belga fu all’inizio trascurata.Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale gli storici francesi adducevano a questa mancanza all’impossibilità di fortificare una frontiera con un paese alleato per di più il Belgio era legato da un trattato di mutua assistenza con la Francia e la Gran Bretagna e portavano, a loro supporto , il fatto che quando il Belgio nel 1936 dichiarò la non belligeranza, solo allora si iniziò a fortificare.
Tale teoria è attualmente parzialmente contestata dagli storici francesi e inglesi che si occupano della MAGINOT
Secondo questi ultimi, gli alti comandi francesi scientemente non fortificarono la frontiera belga in modo da invogliare i tedeschi a ripete il piano SCHLIEFFEN del 1914 e quindi dichiarando guerra e invadendoli tre paesi BELGIO LUSSEMBURGO OLANDA
Per il patto di mutuo soccorso che era sempre valido le armate franco-britanniche avrebbero contrattaccato in Belgio fermando i tedeschi lontani dal “patrio suolo” risparmiando il territorio nazionale dalle devastazioni e dai lutti della 1^ guerra mondiale.
nota 4: la Maginot del Sud-Est o delle Alpi con il maggior numero di forti rispetto a quella del Nord-Est dimostra quanto i francesi temessero la politica bellicosa di Mussolini.
3. L’ATTACCO ALLA LINEA MAGINOT
L’ora della verità, per la Linea Maginot, scocca con l’attacco lanciato dai Tedeschi il 10 Maggio 1940 ( il piano di attacco è denominato Piano Giallo o“ FALL GELB”); eccone quindi la storia:
da Mobeuge a Sedan dove la linea é composta da fortificazioni di scarso valore difensivo, lo sfondamento è repentino (13-26 maggio 1940).
Nel settore di Montmédy il piccolo forte de La Férte è preso, benché il suo equipaggio non si arrenda, abbandonati al loro destino 107 uomini vi trovano la morte il 19 Maggio 1940).
A inizio giugno allorché il corpo di spedizione britannico si è reimbarcato a Dunkerque per l’Inghilterra viene lanciato il “ Fall Rot” o piano rosso ,la seconda fase delle operazioni con l’attacco alla vera linea Maginot in Alsazia e in Lorena
Nella Sarre, dopo una prima battaglia difensiva vittoriosa, il ripiegare delle truppe di complemento, permette al Tedeschi di infiltrarsi (14-15 giugno 1940) e di attaccare dal dietro i piccoli forti di Kerfent, di Bambesch, di Haut Poirer e di Welschhof; sprovvisti di artiglieria pesante queste fortificazioni si arrendono una dopo l’altra tra il 20 e il 24 giugno.
Nei bassi Vosgi i Tedeschi attaccano nei punti deboli e sfondano la Linea facilmente (19 giugno 1940). (nota 1)
Il 15 giugno sul Reno,i Tedeschi lanciano un attacco su vasta scala, le casematte costruite sulla riva sono attaccate con artiglieria appostata nei boschi della riva tedesca (cannoni da 88 ), vengono quindi rapidamente distrutte.
Le casematte della seconda linea (linea dei villaggi) prive di artiglieria e ormai abbandonate a se stesse dalle truppe di intervallo, vengono a loro volta assaltate, prese e distrutte. L’attacco è sferrato dalle truppe d’assalto e dai guastatori tedeschi che operano di concerto con l’aviazione che le bombarda in picchiata.
Per contro, l’opera di Fermont potentemente armata con artiglieria, riesce a respingere gli attacchi nemici; nel settore di Thionville, Michelsberg resiste vittoriosamente appoggiato dal tiro delle artiglierie di Anzeling, Mont De Welches e Hackenberg.
Nel settore di Haguenau, Four a Chaux, Hochwald e Schoenenbourg congiungono le loro forze e respingono ogni attacco (19-25 giugno 1940).
Nelle Alpi l’attacco sferrato dagli Italiani viene ovunque respinto prima di giungere alla linea di resistenza offerta dal grossi forti.
Si può quindi trarre la seguente conclusione : ove la Linea Maginot fu costruita secondo gli schemi originali e quindi potentemente armata con artiglieria, ebbe modo di resistere efficacemente a ogni attacco, sia esso frontale che proveniente dalle retrovie.
nota 1: la catena montuosa dei Vosgi è ricoperta da dense foreste e solcata da numerosi corsi d’acqua, venne ritenuto dai progettisti della Linea Maginot impraticabile escludendo quindi la possibilità di una invasione attraverso essa , vennero costruite piccolissime casematte e blockhaus.
4. SCHEMI – FUNZIONAMENTO – COMPONENTI
Pur non entrando nei dettagli, credo sia utile schematizzare la realizzazione di questo imponente sistema fortificato.
La teoria fondamentale è la costruzione a 10 km. dalla frontiera di uno sbarramento di fuoco ottenuto con tiro incrociato sia della artiglieria che delle armi leggere (mitragliatrici). Lo sbarramento è ottenuto con una catena di forti in cemento armato, molto robusti, vicinissimi gli uni agli altri affinché possano incrociare il loro tiro e difendersi reciprocamente in caso di attacco.
Le fortificazioni attive sono di tre tipi: GROSSI FORTI (GROSS OUVRAGE), PICCOLI FORTI (PETIT OUVRAGE), CASEMATTE DI INTERVALLO (CASEMATES D’ INTERVALLE)
5. GROSSI FORTI
Costituiscono l’ossatura della linea,costruiti sul principio del vecchi forti tipo Séré de Rivières, sono strutturati come delle vere città sotterranee,in superficie emergono solo i blocchi di combattimento e le entrate al forte.
Gli ingressi sono generalmente due (uno per le munizioni e i materiali e uno per gli uomini);i blocchi attivi sona da 6 a 17 così suddivisi: casematte per artiglieria
casematte per fanteria
blocchi per torri d’artiglieria
blocchi per torri per mitragliatrici
blocchi osservatorio
blocchi misti in cui le funzioni vengono associate
L’organizzazione interna di un grosso forte è studiata in modo ottimale affinché la missione per cui e’ progettato possa essere svolta nel miglior modo possibile, questo anche nel caso di un assedio prolungato (2 – 3 mesi). La guarnigione deve quindi poter vivere in condizioni accettabili.
Passiamo alla descrizione dell’organizzazione interna descrivendone i dettagli.
1 vari blocchi di combattimento, gli ingressi e le varie parti di un forte sono collegati tra di loro con parecchi chilometri di gallerie di collegamento ( da 5 a 6 km.) scavate a una profondità che vana normalmente da 20 a 30 metri sino ad un massimo eccezionale di 95 metri.
Gli ingressi sono generalmente posti molto addietro alla linea di combattimento (da 1 a 3 km.), le entrate uomini sono generalmente in pozzo mentre gli ingressi munizioni possono essere: in piano, in piano inclinato o in pozzo (nelle Alpi per esigenze di spazio, gli ingressi sona sempre misti uomini e materiale).
Numerosi montacarichi servono a sollevare i materiali dai corridoi sotterranei ai blocchi di combattimento posti in superficie; nel caso di ingressi in pozzo vengono utilizzati per far discendere nel cuore del forte le varie dotazioni.
A seconda dell’importanza di un forte e quindi delle sue dimensioni, l’equipaggio può variare da un minimo di 500 ad un massimo di oltre 1000 uomini.
Essi costituiscono .un equipaggio interarmi (fanteria, artiglieria, genio); a seconda del numero in uomini che lo compone variano le dimensioni e il numero dei locali, le installazioni tecniche.
La caserma sotterranea riunisce i dormitori per la truppa e per i graduati, le cucine, i lavatoi, le docce, i magazzini per i viveri e per il vino, l’infermeria, eec.
La centrale elettrica con quattro grandi motori diesel accoppiati ad alternatori e uno o due gruppi ausiliari mono o bicilindrici.
Al servizio dell”usine” vi è una officina riparazioni, delle riserve d’acqua per il raffreddamento dei motori,grandi serbatoi di combustibili e di olio lubrificante.
La rete elettrica fatta da molti chilometri di cavi,distribuisce l’energia alle varie parti del forte.
La corrente elettrica può essere fornita sia dalla centrale interna sia da una linea ad alta tensione allacciata alla rete civile esterna.
La rete idrica distribuisce l’acqua, proveniente da pozzi o da sorgenti sotterranee, nei vari settori del forte.
Il sistema di trasporti interni consiste, oltre che nei montacarichi, in una rete di binari tipo DECAUVILLE (scartamento m.0,60).
Nei forti con uno sviluppo di binari molto esteso la spinta dei vagoncini viene assicurata da locomotori a trazione elettrica (funzionamento a 600 Volt in corrente continua).
Lo stoccaggio delle munizioni è assicurato da un magazzino munizioni centrale M1, da un secondo al piedi dei blocchi di combattimento M2 e da un terzo accanto alle armi M3. Il magazzino centrale M1 veniva costruito a seconda del numero dei blocchi di combattimento, pertanto, molti grossi forti ne sono sprovvisti (Schoenenbourg-Four a Chaoux).
La rete telefonica è utilizzata per comunicare con ogni parte all’interno del forte. A sua volta è collegata esternamente con una rete telefonica interrata che mette in comunicazione i vari comandi e i vari forti.
L’impianto radio coadiuva il telefono nelle comunicazioni esterne.
La ventilazione.: schematicamente la ventilazione si ottiene con due circuiti indipendenti: uno per immettere aria pulita presa dall’esterno, l’altro per estrarre l’aria viziata, disperdendola all’esterno.
1 tubi in cui scorre l’aria viziata proveniente dai servizi igienici, dalla centrale elettrica, dalle cucine, dalle camere di ventilazione dei bossoli sona dipinti di giallo.
La rete per l’immissione di aria e’ molto potente, prende l’aria all’esterno, all’occasione la filtra, la distribuisce nelle varie sezioni in cui è diviso il forte.
La protezione contra i gas tossici si ottiene mettendo in surpressione l’intero forte, opponendosi così all’ingresso di agenti chimici esterni (gas tossici lanciati dal nemico) e automaticamente espellendo all’esterno l’ossido di carbonio generato dal tiro delle armi in dotazione.
La surpressione è resa possibile dalla tenuta stagna delle feritole e delle porte.
1 blocchi di combattimento sono isolati dalle gallerie e dagli altri locali con porte a tenuta stagna (SAS); inoltre avendo un proprio sistema di ventilazione e una propria batteria di filtri sono autonomi. L’immissione d’aria all’interno del forte può funzionare in due modi: ARIA PURA (aria esterna pura) e ARIA CON GAS (attacco nemico con dei gas tossici).
Funzionamento con aria pura:le porte d’ingresso sona chiuse, ma non in maniera stagna, l’aria entra nelle gallerie e si irradia nel forte
I blocchi di combattimento aspirano l’aria nella galleria principale con i propri ventilatori per “aria pura” e le valvole dipinte in verde, per l’aria gasata sono chiuse, i locali sona in surpressione.
Funzionamento con aria gasata: speciali segnalatori rilevano la presenza di gas, scatta l’allarme, le porte di ingresso già chiuse vengono rese stagne, l’aria viene aspirata dalla presa d’aria principale e dopo essere purificata con la batteria di filtri nella sala di neutralizzazione, viene immessa nella galleria principale da dove alimenta tutto il forte come nel sistema aria pura.
Nei blocchi di combattimento il ventilatore “aria pura” viene fermato, si aspira l’aria dall’esterno mediante il ventilatore “aria gasata”, la si purifica con i filtri del blocco e la si immette nei locali.
Tramite valvole e un gioco di ventilatori si possono ottenere vari regimi intermedi; va da sé che le manovre sona complicate e il personale, appositamente addestrato, ha degli ordini ben precisi, questi ordini sono acclusi a quelli di combattimento del forte.
Il posto comando generale è il centra nevralgico del forte, si compone di: una centrale telefonica, un posto comando per il comandante del forte a cui e’ unito il servizio informazioni del forte il cui scopo e’ la centralizzazione delle informazioni provenienti da piu’ parti.
Il posto comando di fanteria, al quale e’ unito il servizio informazione di fanteria, gestisce tutti i blocchi di difesa ravvicinata armati dalla fanteria (in caso di ingresso nel forte del nemico, è il comandante della fanteria che comanda la difesa interna).
Il posto comando d’artiglieria comanda i blocchi per artiglieria e 1 ‘osservazione.
Le sue azioni possono essere autonome o subordinate a quelle dell’artiglieria di settore, nel quadro di un’azione generalizzata. Per questa ragione, .l’artiglieria del forte dipende, in egual misura, anche dal comandante del raggruppamento di artiglieria.
Il posto comando artiglieria si divide in due parti; servizio informazione di artiglieria dove vengono centralizzate le informazioni provenienti dagli osservatori (ogni telefonista che riceve un’informazione la riporta su un grande tabellone nero) e in una centrale di tiro che determina quale blocco deve intervenire e gli trasmette le coordinate di tiro.
Il Posto comando di blocco riceve gli ordini dal comando centrale e li ritrasmette con un trasmettitore d’ordine tipo marina alle armi.
Per meglio interpretare quanto vi ho spiegato, vi descrivo la successione degli ordini nel forte.
Gli osservatori di intervallo sorvegliano il terreno a intervalli regolari e trasmettono al P.C.A. attraverso il S.I.A. le condizioni atmosferiche, la pressione,la velocità e la direzione del vento.
Il P.C.T. determina le eventuali correzioni di tiro, nel frattempo l’ufficiale osservatore installato in una torretta GFM individua un obiettivo, tramite una foto panoramica su cui sono riportati i siti e gli azimut (alzo) di un certo numero di punti fissi, segnala telefonicamente le coordinate approssimative al posto comando del forte più adatto ad intervenire.
Contemporaneamente, il sottoufficiale nella torretta a visione diretta e periscopica che ha sentito gli ordini attraverso il tubo acustico che collega le due torrette, a mezzo di un telemetro rileva le coordinate precise.
Nel frattempo nel forte il P.C.A. determina quale blocco è più adatto ad intervenire, viene messo in contatto il posto comando di blocco designato, con l’osservatorio; al piano di combattimento si approntano i cannoni, si fanno salire le munizioni dal magazzino M2 con i montacarichi (il magazzino M3 a fianco dei cannoni viene utilizzato solo nel casi di un’avaria nel rifornimento dal magazzino di blocco).
Il sottoufficiale capo pezzo fissa il trasmettitore d’ordini in quanto il telefono non serve nel fracasso del tiro.
Nel frattempo nel P.C.A. gli ufficiali del servizio informazioni artiglieria fanno i calcoli necessari e le informazioni di tiro vengono passate al servizio informazioni del forte e al gruppo di artiglieria.
Il tiro può’ essere: fuoco a comando o fuoco a pezzo pronto (in questo caso è il capo pezzo che lo comanda), La cadenza di tiro è stabilita in funzione dell’obiettivo
Tito normale, 108 colpi sparati da tre pezzi in tre minuti (12 colpi/minuto per pezzo), tiro accelerato 108 colpi sparati da tre pezzi in un minuto e mezzo (24 colpi/minuto per pezzo).
Prima di iniziare il tiro le porte ermetiche del blocco sono state chiuse, di conseguenza la surpressione in cui si trova il blocco spinge fuori l’aria viziata dei fumi di tiro. Qualora il tasso di ossido di carbonio fosse troppo elevato, i serventi si devono mettere la maschera anti-gas preparata con una cartuccia filtrante apposita.
Il tiro viene controllato dall’osservatore che, in caso di necessità, appronta le variazioni necessarie.
1 bossoli fumanti espulsi della culatta, finiscono in un imbuto e tramite un vano con una coclea interna scendono sino ai piedi del blocco, dove vengono raccolti in un vano a chiusura ermetica ; qui, prima di recuperarli, vengono ventilati. Il tiro del blocco non deve essere necessariamente diretto su di un obiettivo preciso, può’ essere di sbarramento, di accompagnamento, ecc.
Ogni blocco ha un certo numera di tiri predisposti per colpire incroci, ponti, ecc. per cui è sufficiente che venga dato “tiro numero” affinché i i pezzi possano sparare sul bersaglio, guadagnando tempo prezioso.
Nel caso il fuoco dovesse prolungarsi, due cannoni continuano a sparare, il terzo viene raffreddato utilizzando getti d’acqua.
Il tiro è normalmente cieco, però, in caso di distanza ravvicinata, il capo pezzo può fare fuoco a tiro indipendente con puntamento attraverso il cannocchiale di cui è dotato l’arma.
Ostacoli anticarro e antiuomo circondano completamente i blocchi di combattimento. I primi sono costruiti con rotaie infisse profondamente nel terreno, i secondi con un reticolato di filo spinato sospeso a paletti infissi nel terreno
1 grossi forti del settore Alpi sono di dimensioni ridotte, i blocchi meno numerosi riuniscono sempre più sistemi d’arma. La costruzione però si ispira ai medesimi principi e alle medesime norme presenti nel Nord-Est.
6a. I PICCOLI FORTI
Posti tra un grosso forte e l’altro, si differenziano dai grossi, per il minor numero di blocchi dl combattimento (2 – 3); normalmente sono sprovvisti dl artiglieria di grosso calibro, le casematte per fanteria sono armate con mitragliatrici, spesso uno del blocchi è armato con una torre corazzata a scomparsa per mitragliatrice.
Nella maggior parte dei casi, non esistendo un ingresso specifico, si usa come entrata uno del blocchi attivi.
1 piccoli forti sona strutturati come i grossi ma in scala ridotta.
1 blocchi dl combattimento sono collegati alle gallerie sotterranee tramite scale, raramente sono installati piccoli montacarichi.
Sul corridoio sotterraneo si affacciano i locali truppa, la centrale elettrica con due o tre gruppi elettrogeni (Renaut, Baudoin, Supdi, CLN nelle Alpi) e con il solito gruppo ausillario Clm da 6 cavalli, i depositi dei viveri e delle munizioni.
I più importanti hanno una rete di binari a sistema Decauvllle, i cui vagoncini sona spinti a braccia.
L’equipaggio (100-200 uomini) è formato per la quasi totalità da appartenenti alla fanteria, solo un piccolo nucleo di uomini del genio assicurano il funzionamento delle installazioni tecniche.
Nel caso di blocchi armati con mortai da 81 mm. qualche artigliere ne assicura Il funzionamento e l’osservazione.
I piccoli forti costituiscono, nei settori di FALQUEMONT e ROHRBACH, il fulcro della linea.
6b. CASEMATTE DI INTERVALLO PER FANTERIA
Negli intervalli tra le grandi e le piccole opere vi sona le casematte, isolate o in coppia, a uno o a due piani, semplici o doppie (le casematte doppie sono a due camere di tiro e possono sparare in due direzioni diverse).
Esse sono del veri e propri forti in miniatura, vi sona le camere di tiro, le camere di riposo, una piccola centrale elettrica con uno o due gruppi elettrogeni, il sistema di ventilazione, le riserve di viveri, dl gasolio, di acqua e naturalmente dl munizioni.
Le casematte comunicano tra di loro, o con i forti vicini, tramite le solite linee telefoniche (interrate a 2-3 metri di profondità’). L’obiettivo delle casematte di intervallo è l’eliminazione del nemico eventualmente infiltratosi tra le grosse fortificazioni.
Questo scopo si ottiene incrociando il tiro delle armi in dotazione. Il progredire del mezzi corazzati rese necessario approntare una difesa controcarro, pertanto nel 1936 vengono installati del cannoni appositi con calibro variante da 37 a 47 mm.
Un meccanismo molta semplice permette la sostituzione, nella feritoia, della mitragliatrice binata con l’arma controcarro.
Dalla volta (tetto) delle casematte sporgono torrette corazzate di diverso tipo: torrette per fucile mitragliatore, per mitragliatrice binata, per armi miste e più raramente per osservatorio.
L’equipaggio è formato da un minimo di 15 ad un massimo di 30 fanti, il funzionamento delle installazioni è curato da fanti con nozioni tecniche; qualora la casamatta avesse funzione di osservatorio di artiglieria, l’equipaggio include alcuni artiglieri.
6c.RICOVERI CORAZZATI DI SUPERFICIE O IN CAVERNA
Appena dietro la linea principale di resistenza vi sono questi due tipi di caserme corazzate, il loro scopo consiste nella protezione delle truppe di intervallo. L’adozione di uno o dell’altro tipo dipende esclusivamente dalla morfologia del terreno.
Il ricovero corazzato di superficie (Abri surface) consiste in una caserma dotata di tutti i servizi necessari alla fanteria, disposti su uno o due piani, è poderosamente difesa da una corazzatura in cemento armato.
Il tipo in caverna (Abri caverne) è una caserma interrata ad una profondità di una ventina di metri; l’accesso è assicurato da due blocchi corazzati posti in superficie.
Le porte di ingresso sona difese da caponiere con feritoie per fucile mitragliatore, sul tetto corazzato vengono installate le torrette GFM (osservazione-fucile mitragliatore).
6d.BLOKHAUS
Nei Bassi Vosgi la linea è formats da questo tipo di fortificazione, si tratta in sostanza di casematte per mitragliatrici in versione ridotta e semplificata.
7. CEMENTO ARMATO
A seguito degli insegnamenti della prima guerra mondiale e delle prove effettuate, vengono adottati quattro gradi di protezione ( istruzioni del 10 Giugno 1929)
PROTEZIOME 1 – resistenza a un calibro di 160mm
PROTEZIONE 2 – resistenza a un calibro di 240mm
PROTEZIONE 3 – resistenza a un calibro di 300mm
PROTEZIONE 4 – resistenza a un calibro di 420mm
La protezione adottata per i blocchi di combattimento è: protezione 4 per le volte ed i muri esposti al nemico (spessore 3,50 m.).
La protezione adottata per le casematte varia da tipo 2 (spessore dei muri 2,25 m. e delle volte
2 m.) a tipo 1 per 1 muri non esposti (spessore di 1,75 m.).
Il cemento armato colpito con proietti i o con bombe d’aereo si può fessurare, pur non perdendo le sue proprietà, piccole porzioni di calcestruzzo si possono quindi staccare dalle pareti o dalle volte.
Di conseguenza si decise di ricoprire le parti rivolte verso il nemico con un rivestimento metallico di piccolo spessore.
Le pareti perimetrali rivolte versa il tiro avversario sona protette ulteriormente da una scarpata di terra e sassi.
I muri , verso le retrovie, sona volutamente di spessore ridotto; nel caso di presa del forte, l’artiglieria francese poteva distruggere, senza difficoltà, la parete rendendo inutilizzabile la fortificazione. 1 Tedeschi ne approfittarono attaccando le casematte dalle terga con conseguente distruzione delle medesime.
Nel 1944 fu la volta degli Americani, il loro attacco impedì ai nemici di utilizzare le fortificazioni come linea di resistenza.
SCHEMA PROTEZIONE IN CALCESTRUZZO
PROTEZIONE 1 spessore dei muri 1,75m spessore volte 1,50m
PROTEZIONE 2 spessore dei muri 2,25m spessore volte 2m
PROTEZIONE 3 spessore dei muri 2,75m spessore volte 2,5m
PROTEZIONE 4 spessore dei muri 3,5m spessore volte 3,5m
Per ottenere 1 mc. di calcestruzzo si impiegano:
– cemento 400 Kg.
– sabbia 0,300 mc.
– pietrisco 0,900 mc.
8.LE CORAZZATURE
Sono divise in torrette corazzate, torri corazzate a scomparsa, porte blindate interne ed esterne, componenti in acciaio per equipaggiare le feritoie e le cannoniere.
8a.TORRETTE CORAZZATE (CLOCHES)
A loro volta suddivise in due tipi: PASSIVE ed ATTIVE.
Le passive sono: prese d’aria corazzate utilizzate per la ventilazione dei blocchi; normalmente una serviva per l’aspirazione, l’altra per l’evacuazione dell’aria viziata (Champignon).
Le torrette attive servono per l’osservazione o per la difesa ravvicinata del forte, esse emergono dalla volta dei blocchi a seconda dei tipi da un minimo di 80 cm. ad un massimo di 1,26 m.
Possentemente corazzate, lo spessore vana da 18 a 33 cm., sono concepite per resistere al piu’ potente cannoneggiamento (una torretta GFM di Fermönt ha resistito all’impatto di un proietto da 305 mm. che l’ha colpita in pieno).
Le torrette corazzate, benché molto robuste, si dimostrano all’atto pratico un punto debole della fortificazione, infatti la costruzione di cannoni a tira teso che lanciano proietti con forte velocità iniziale (tipo.88 tedesco) ne evidenziano l’estrema vulnerabilità.
Il diametro interno vana da un minimo di 1,2 metri . ad un massimo di 2 metri ,il loro peso varia da 10 a 35 tonnellate, vari sono i modelli.
Torrette corazzate osservatorio sono di due tipi: torrette corazzate periscopiche, esse affiorano appena dalla volta di calcestruzzo, l’osservazione avviene con un periscöpio; torrette corazzate a visione diretta o periscopica VDP ) sono equipaggiate da un periscopio e da 3 feritoie per la visione diretta.
Torrette corazzate di sorveglianza e difesa ravvicinata (GFM) suddivise in torretta GFM modello 1929 o tipo A realizzata in tre dimensioni: modello piccolo, modello prolungato, modello grande. Quest’ultimo costruito in dua varianti di cui una in due pezzi destinata per ragioni di maneggevolezza alle fortificazioni nelle Alpi. Il loro peso può variare da un minimo di 10,5 tonnellate sino ad un massimo di 26 tonnellate, lo spessore della corazza da un minimo di 20 centimetri ad un massimo di 30 centimetri . Normalmente hanno cinque feritoie, in esse è imbullonato un telaio fisso in cui si articola un blocco, ad esso sona fissati i sistemi d’arma: fucile mitragliatore, mortaio da 50 mm, La visione esterna avviene in due sistemi o tramite un episcopio fissato al blocco articolato o con un periscopio di piccole dimensioni emergente dalla sommità.
Torretta GFM modello 1934 o tipo B costruita come il modello 1929, ne è una evoluzione irrobustita. Lo spessore minimo della corazzatura passa da 20 centimetri a 25 centimetri e le feritoie sono realizzate forando la torretta dopo la fusione.
Inoltre le feritoie, che sono solo tre, sono più robuste, nel foro e’ montato un tronco di cono in cui si articola una sfera di acciaio di 25 centimetri di diametro recante il sistema d’arma: fucile mitragliatore o mortaio da 50 mm. La visione esterna avviene tramite un diascopio fissato alla rotula.
Il complesso risulta molto più robusto e viene montato sulle fortificazioni “nouveau front” e sulle casematte STG.
Torretta GFM modello 1929 tipo A trasformata in B Nell’intento di migliorare sempre più l’equipaggiamento dei forti, fu deciso di modificare le vecchie “cloche” tipo A sostituendo le feritoie con il tipo B, più robusto.
La modifica consiste nel forare la sede della feritola tipo B su una torretta già istallata, l’operazione comporta notevoli difficoltà ed allo scoppio della guerra risultano modificate solo 30 torrette. ( non ho al momento foto o disegni disponibili)
Torrette per mitragliatrici binate modello 1930 (Cloche JM)
Queste “cloche” hanno una feritoia in cui si inserisce la rotula portante le mitragliatrici binate ed ai cui lati si trovano due piccole aperture trapezoidali adatte alla visione esterna.
Vengono realizzate in 2 modelli con differenti dimensioni. Il peso vana da 11-12 tonnellate per il modello piccolo sino a raggiungere le 27,5-28,5 tonnellate per il modello grande. Naturalmente il modello grande destinato alle Alpi viene realizzato in due parti.
Semi annegate nella volta dei blocchi di combattimento risultano meno vulnerabili delle torrette GFM, infatti alla prova dei fatti non risulta che alcuna “cloche” sia stata colpita.
Torretta per armi miste modello 1934
L’evoluzione della strategia portò a dotare la “Linea” di una difesa contro carri . Quindi nel 1934 fu realizzata una torretta identica alla J.M. ma armata con un cannone controcarro da 25 mm accorciato e accoppiato a una mitragliatrice binata. La torretta ha una pianta ovale per poter permettere il passaggio del sistema d’arma da una feritoia all’altra (normalmente 2 feritoie).
La realizzazione di feritoie con differenti assi di tiro fa si che i piani di costruzione siano ben 8. Il peso molto elevato ,le grandi dimensioni ( la larghezza fuori tutto raggiunge 2,8 m.) fa si che il costo sia molto alto Ne sono state istallate solo 72 esemplari contra i 174 del tipo J.M. e 1909 del tipo GFM modello A.
f
Torretta JM trasformata in armi miste
Le casematte per fanteria armate solo di torrette J.M. necessitano, per poter lottare armi pari contro i carri armati di un’arma specifica, pertanto si decise di modificare la feritoia della torretta.
Naturalmente il lavoro viene fatto sul posto: si smonta l’interno e si fora una sede per la rotula tipo B adatta al “trumelage”. Diconseguenza anche il sistema d’arma e’ modificato rispetto allo standard poiché’ l’interno della torretta modello 1930 è più piccolo del modello 1934.
Venne prevista la modifica di 146 torrette, nella realtà risultano modificate solo dieci di esse.
Torrette lancia granate
Destinate alla difesa negli angoli morti, sono installate ma non risulta che siano mai state armate sia con il mortaio da 60 mm appositamente studiato per esse, sia con il mortaio da 50 mm nella versione adattata allo scopo.
8b.TORRI CORAZZATE A SCOMPARSA
Per la possibilità’ di tiro in ogni direzione questa torre è l’ideale per la difesa-offesa di una fortificazione.
Praticamente invulnerabile in posizione di riposo (eclissata) è vulnerabile in posizione di tiro (in batteria) in quanto l’impatto del proiettile sui fianchi può provocare bavature ed addirittura la fusione del materiale, bloccando lo scorrimento tra la torretta e l’avancorazza. Le torri utilizzate nella Linea Maginot sono un perfezionamento delle torri impiegate nelle fortificazioni Sérè de Rivières ( i forti della prima guerra mondiale ).
Esse si differenziano per l’armamento, di conseguenza per le dimensioni ed il peso; i vari tipi sono suddivisi :
Torre corazzata per cannone da 75 mm modello 1933 (21 torri ) con un diametro esterno di 3,90 metri e un peso totale di 265 tonnellate
Torre corazzata per cannone da 75 mm modello 1932 raccorciato (12 torri) con un diametro esterno di 3,30 metri e un peso di 189 tonnellate.
Torre corazzata per cannone da 75 mm modello 1905 di reimpiego presente nel solo forte di Chenois essa proveniva dal surplus della 1^ guerra mondiale. . ( non ho al momento foto o disegni disponibili)
Torre corazzata per lancia bombe da 135 mm modello 1932(17 torri) con un diametro esterno di 2,70 metri e un peso totale di 163 tonnellate.
Torre corazzata per mortaio da 81 mm modello 1932 (21 torri) con un diametro esterno di 2,15 metri e un peso totale di 125 tonnellate.
Torre corazzata per armi miste (12 torri) derivate dalle torri da 75 mm modello 1905 di surplus, modificandole per poter ricevere 2 sistemi d’arma composti da un cannone controcarro da 25 mm, da una mitragliatrice binata e dal suo sistema di puntamento. Un traguardo di mira e’ installato tra le due armi a disposizione del puntatore
Torre corazzata per armi miste + mortaio da 50 mm (7 torri) sono totalmente nuove, nate come arma per fanteria “tuttofare”,’ possono colpire con il sistema cannone mitragliatrice sia i carri armati che la fanteria d’assalto, con il mortaio da 50 mm, grazie al tiro curvo, possono colpire la fanteria annidata negli angoli morti. In posizione eclissata un periscopio permette l’osservazione.
Torre corazzata per mitragliatrice (61 torri) diametro di 1,8 metri e peso di 96 tonnellate,
armamento 2 mitragliatrici Reibel Mac 1931 T.
Nel 1939 si decise di modificarle aggiungendo a tutte un cannone controcarro da 25 mm.,
trasformandole quindi per armi miste. Nel 1940 poche risultano modificate.
8c.CORAZZE PER CASAMATTA
Senza voler entrare profondamente nel merito è necessario almeno elencare le principali corazzature per le casematte. Studiate appositamente per la linea Maginot si adattano al sistema d’arma e al tipo di. casamatta.
Cannoniera per cannone-obice da 75 mm modello 1929 è immediatamente riconoscibile , la canna dell’ cannone sporge dalla piastra frontale , una rotula immorsata nella stessa piastra permette il brandeggio dell’arma..
Cannoniera per cannone-obice da 75 mm modello 1932 è caratterizzata dalle ante blindate (30 mm. di spessore) che proteggono la bocca da fuoco, questa è posizionata in modo più arretrato per permettere la chiusura delle ante.
Cannoniera per cannone-obice da 75 mm modello 1933 tipo ad azione frontale. questo tipo di corazzatura, è stata progettata appositamente per resistere al tiro frontale in zone montuose. Si trova solo nelle Alpi.
Una piastra di acciaio spessa 20 centimetri inclinata di 10 gradi con al centro una piccola apertura protetta da due ante, dietro cui vi è la bocca da fuoco, costituisce il frontale della cannoniera , La piastra frontale prosegue ai lati con due ali curve, un ulteriore piastra fa da soffitto alla casamatta; la cannoniera è posizionata in riquadro del muro frontale in cemento armato .
Cannoniera per mortaio da 75 mm modello 1931 corazzatura impiegata quasi esclusivamente nelle Alpi. Due i modelli , il primo ad azione di fiancheggiamento è praticamente uguale al modello per 75/29 uno sportello blindato funzionante a ghigliottina protegge la bocca da fuoco posizionata in modo arretrato rispetto alla 75/29 . Il secondo ad azione frontale è uguale al modello 75/33.con i necessari adattamenti
Cannoniera per cannone-obice da 75 mm modello 1932 raccorciato corazzatura usata nelle casematte a difesa dei muri di controscarpa e dei fossi controcarro; concezione identica al modello 75/29 con l’aggiunta di uno sportello a ghigliottina come il 75/31. . ( non ho al momento foto o disegni disponibili)
Cannoniera per lanciabombe da 135 mm modello 1932 stesso sistema, con qualche adattamento ( maggiori dimensioni), del tipo per mortaio da 75mm modello 1931 e dell’obice da 75 R mod. 1932.
Cannoniera per mortaio da 81 modello 1932 il principio di mantenere l’angolo di tiro costante (45 gradi) ha permesso di ridurne moltissimo le dimensioni e di costruire quindi, una feritoia in acciaio fuso dalle pareti gradinate . La cannoniera è sempre posizionata sotto il livello di campagna , nel fosso diamante ,
Feritoie corazzate per fanteria sono 4 i modelli ,Differiscono solo per il campo di tiro i tipi 1,2,3 sono adatti al cannone da 37 mm la 4 per il cannone da 47mm.
Feritoia per mitragliatrice binata e cannone controcarro: le feritoie ricavate nella parete della casamatta, hanno una forma tronco piramidale e sono rivestite con una specie di imbuto ( trémie) metallico dalla parete gradinata affinché il proiettile che la colpisce venga fermato prima di raggiungere la piastra porta arma.
Gli affusti mitragliatrici binate hanno uno scudo spesso 8 centimetri questo è incernierato (quindi mobile) a un quadro a sua volta incernierato al fondo della “trémie”Quando l’arma è inserita nella feritoia , questa è pressoché stagna ai gas
Appeso alla volta della casamatta tramite una monorotaia vi è il cannone controcarro sia esso da 37 o da 47mm ( la scelta è unicamente dettata dalla dimensione della casamatta essendo il 37mm adatto a un locale meno profondo)
Vediamo il funzionamento : la mitragliatrice binata è inserita nella feritoia, tramite il sistema di di quadri e cerniere , viene estratta e ribaltata lateralmente contro la parete. Il cannone controcarro scorrendo appeso alla monorotaia si inserisce nella feritoia vuota , fissato con i suoi fermi è pronto al fuoco .
Feritoia per fucile mitragliatore a difesa delle facciate e delle entrate ( 1° tipo) consiste in una apertura quadrata con pareti tagliate a gradini ricavate nel muro di calcestruzzo. In fondo vi è una piastra in acciaio con un foro ottagonale fissata con 4 tiranti ad una contropiastra fissata al muro interno della casamatta. La piastra interna ha due guide in cui scorre l’otturatore
Feritoia per fucile mitragliatore a difesa delle facciate e delle entrate modello 40 concezione identica alla precente , al posto del foro ottagonale e dell’otturatore una rotula è immorsata tra piastra esterna e quella interna. La rotula porta l’arma
Feritoie per mortai da 50mm, da 60mm, per osservatorio e per proiettori : queste feritoie per casematte in cemento armato sono adattamenti dei sistemi usati nelle torrette corazzate.
Feritoie per la difesa interna: semplici aperture con un piccolo sportello
9.ARMAMENTO – ARTIGLIERIA
IL CANNONE DA 75 mm. è il cannone standard della linea, derivato dal cannone da campagna modello 1897 dimostratosi molto efficace nella prima guerra mondiale.
Le sue qualità sono: estrema precisione, cadenza di tiro elevata (30 colpi al minuto teorici), dimensioni ridotte.
Usato indifferentemente in casamatta o in torre corazzata a scomparsa, si è rivelato utile sia nel tiro offensivo che nel tiro d’appoggio alle fortificazioni vicine.
L’elevata cadenza di tiro (da 12 colpi minuto tiro normale sino a 24 colpi minuto in tiro accelerato) unita al vantaggi inerenti alla fortificazione (la preregolazione del tiro, il rifornimento munizioni, l’evacuazione dei bossoli, ecc. ) fa si che una casamatta d’artiglieria con 3 pezzi abbia l’efficacia di una batteria da campagna composta da 8 pezzi.
Differenti versioni di questo cannone (canon obusier) sono quindi impiegate nelle opere della “Linea”.
Cannone – obice da 75 mm modello 1929 per casamatta.
Portata 14.000 metri, rigature 24 destre con inclinazione di 70°,peso all’incirca 2315 kg.; puntamento: direzione 50 gradi, elevazione da 10 ° a più 45°.
Cannone – obice da 75 mm modello 1932 per casamatta
Identiche prestazioni del mod.1929, differisce per la canna più corta di 30cm e per l’asse di brandeggio arretrato. La modifica permette di mantenere la canna entro il cassone della cannoniera e proteggerla con due ante.
La modifica ha inoltre, reso necessario una piattaforma mobile per i serventi ( mantiene costante la distanza tra la culatta e il piano di calpestio) .
Per compensare il maggior peso alla culatta dovuto all’arretramento della canna e al peso della piattaforma su cui gravano anche i serventi fu indispensabile l’uso di contrappesi; queste modifiche hanno fatto sì di avere un affusto monumentale e complicato ( tanto era semplice quello del mod 29).
Cannone – obice da 75 mm modello 1933
Nella Maginot delle Alpi si rese necessario costruire delle casematte ad azione frontale (tiro teso verso il nemico e possibilità per il nemico di tiro di imbocco nella cannoniera). Per armare queste casematte furono preparati 8 pezzi ottenuti accorciando la canna di 30 cm come per l’obice modello 1932, e costruendo un affusto totalmente differente dal precedenti. Purtroppo l’esercito italiano, dopo l’armistizio del 1940, requisì’ tutte le bocche da fuoco di questo modello e probabilmente esse andarono perse nei bombardamenti dell’arsenale de La Spezia.( al momento non vi sono documenti di questi fatti , vi è solo un passa parola tra gli studiosi della Maginot del Sud-Est)
Cannone – obice da 75 mm R modello 1932
Derivato dal modello 1905; accorciato, per torre corazzata modello anteriore al 1914 di cui si aveva una notevole stock di riserva in configurazione per casamatta. Questo cannone venne utilizzato come difesa controcarri nei blocchi a difesa dei fossi anticarro (forti di Hackenberg – Hochwald). Denominato cannone da 75 accorciato modello 1932 per casamatta e cofano controscarpa spara a una distanza massima di 9200 metri e per ottenere un tiro teso controcarro viene impiegato il proietto modello 1915 con 5 tipi differenti di carica
Mortaio da 75mm modello 1931 .studiato per battere con il tiro curvo il terreno defilato al tiro del cannone-obice da 75mm è adatto all’istallazione in casamatta di fiancheggiamento, a quella frontale e sotto torre corazzata.
Cannone obice da 75 mm modello 1933per torri corazzate
Questo tipo di cannone, istallato in coppia sotto le torri corazzate a scomparsa, ha le stesse caratteristiche del modello 1929 e del modello 1932 però con una lunghezza della bocca da fuoco di 2.421 mm.
Mortaio da 75 R modello 1932 per torri corazzate
L’esigenza di battere con torri corazzate gli angoli morti non raggiunti dai cannoni obici ha reso necessario adottare la bocca da fuoco da 75 R modello 1932, già utilizzata per la difesa dei fossati. Il modello 75M33 lungo non à quindi un evoluzione del modello 75 M32.,nella realtà, sono due pezzi distinti aventi diversa utilizzazione.(l’arma venne utilizzata solo nelle torri istallate nel Nord-Est)
Lancia bombe da 135 mm modello 1932
Quest’arma studiata appositamente per la fortificazione è utilizzata indifferentemente sia sotto torre corazzata che in casamatta.
Si tratta di un pezzo dalla canna molto corta (1145 mm) con culatta a cuneo e rotula alla bocca. Portata massima 6.000 metri e un angolo di tiro da 0 a 45°. Costruito in numera limitato ne sono stati installati 34 nelle torri e 9 in casamatta.
Mortaio da 81 mm modello 1932
Derivato dal mortaio da 81 modello 1927 Stokes-Brandt ha una canna liscia con carica attraverso la culatta, l’alzo fisso a 45° gradi e la portata massima di 3.500 metri. La regolazione del tiro è ottenuto cambiando la carica di lancio. Raffreddato ad acqua (consumo 80 litri al giorno) ha una cadenza di tiro di 15 colpi minuto raddoppiabili in caso di necessità.
Adottato sia in configurazione per torre corazzata che in casamatta fu costruito in 128 esemplari. Nel Nord-Est fu installato prevalentemente in torre, nelle Alpi in casematte di speciale concezione.
Le casematte d’artiglieria nella Linea del Sud-Est hanno due camere di tiro sovrapposte in cui quella inferiore è occupata dai mortai, il superiore dai cannoni da 75mm di vario modello.
Con il loro tiro curvo si sono dimostrati molto efficaci nel battere gli angoli morti attorno alle fortificazioni. Le forti pendenze e le vallette nascoste delle Alpi ha reso utile impiegare largamente questo tipo d’arma (68 pezzi).
Mortaio da 50 mm modello 1935 ( il colonnello Truttmann lo inserisce sia nelle armi
d’artiglieria che in quelle per fanteria)
L’ arma, inizialmente, doveva essere un lancia bombe da istallarsi nelle torrette lancia granate
( queste erano posizionate a raso sul tetto delle casematte e l’arma doveva lanciare proietti anti uomo onde spazzare il nemico che avesse occupato le soprastrutture del forte). Dopo disquisizioni a non finire sul calibro ,50 o 60mm , sulla posizione in cui istallarlo, si scopre che la rotula del mortaio da 60mm è troppo grande per la sede ricavata sulla sommità della torretta lanciagranate per cui si decise di adottare quello dal calibro di 50mm modello 1935, pezzo a tiro curvo, canna liscia, caricamento dalla culatta, angolo costante e portata regolabile con cariche variabili. Adottato in varie configurazioni non armò mai le torrette lancia granate in quanto per queste si stabilì che l’arma doveva avere il calibro di 60 mm., rimasto poi allo stadio di prototipo.
10.ARMAMENTO PER FANTERIA
Mitragliatrici
Dopa vari studi e prove si adotta la mitragliatrice Rebel da 7,5 mm. modello 1931 F, in configurazione binata. E’ considerata, adattata alle esigenze della fortificazione, l’arma automatica da fanteria per eccellenza.
I diversi modelli ( da fanteria) variano solo per la posizione dei caricatori o a destra o a sinistra (sempre circolare con 150 colpi) e per il sistema di impugnatura. Il raffreddamento avviene sia con getto d’acqua, sia per immersione della canna in un recipiente apposito. L’arma spara una cartuccia a palla blindata del tipo 1929 D con velocità iniziale di 694 metri al secondo e ha una portata massima di 5.000 metri.
Le versioni sono:
Mitragliatrice binata per casamatta di fiancheggiamento, due complessi binati per ogni camera di tiro, uno può essere sostituito dal cannone controcarro da 37 o da 47 mm (mitragliatrice tipo F).
Mitragliatrice binata per torretta corazzata J.M, in configurazione binata adottata nel 1930
(tipo F)
Mitragliatrice binata per torre corazzata a scomparsa, l’arma è in configurazione binata,
Mitragliatrice binata e cannone controcarro da 25 mm in torretta corazzata per armi miste, in questo sistema d’arma la mitragliatrice è accoppiata al cannone controcarro da 25mm modificato per adattarlo alla bisogna .
Mitragliatrice binata e cannone controcarro da 25 mm in torre corazzata a scomparsa
Uguale alla precedente
Fucile mitragliatore modello 1924/1929
L’arma ha un calibro di 7,5 mm ed è adottato dalla CORF per la difesa ravvicinata delle fortificazioni. Derivata dal modello da campagna eliminando sia il bipiede, sia il guardamano e munendo la finestrella per espulsione bossoli di una tubatura flessibile per convogliarli o all’esterno o in cassoni speciali. Il modello per la difesa delle porte interne ha un sacco in tela per la raccolta dei bossoli.
L’installazione è prevista: in torretta GFM con feritoia tipo A e dopo il 1934 con il tipo B; in feritoie ricavate nelle pareti in cemento armato per la difesa delle facciate laterali o posteriori, sia delle casematte. Feritoie per caponiere a difesa delle entrate, feritoie principali dei blockhaus nei Bassi Vosgi. Feritoia per la difesa interna, cioè delle gallerie, delle porte, ecc. Feritoia sulle porte blindate esterne o interne. Feritoia della casamatta Pamart di reimpiego (provenienti dal surplus dei forti della 1^ guerra mondiale).
Mortaio da 50 mm modello 1935
La genesi di quest’arma, come abbiamo visto,fu oltremodo laboriosa,inizialmente studiato come lanciagranate da installarsi in una torretta apposita è adottato come arma per fanteria.
Costruito in ben 1600 esemplari se ne sono usati pochissimi, in quanto mancano i vari supporti di ancoraggio.
Le sue caratteristiche sono: carica attraverso la culatta, la portata (minimo 65 metri, massimo 1400 metri) viene regolata con lo sfiato dei gas generati dalla carica di lancio. Il proietto è una piccola bomba ad alette dal peso di 950 grammi. La cadenza di tiro vana da 10-15 colpi minuto, se è servito da un solo servente, sino ad arrivare a 25-30 colpi con due serventi.
Le installazioni previste sono: in torretta corazzata GFM tipo A (modello 1929). Il mortaio sostituisce nella feritoia il fucile mitragliatore. In torretta corazzata GFM tipo B (modello 1934), il mortaio per questa installazione necessita di un sistema di fissaggio particolare, pertanto nel 1940 era allo stato di prototipo.
In casamatta. E’ la versione per cui era stato studiato. L’arma è posizionata nel piano inferiore del blocco, protetto dalla controscarpa del fossato diamante, spara con un angolo costante di 45° attraverso una cannoniera rivestita di metallo.
Questa cannoniera assomiglia a quella per il mortaio da 81, pochi gli esemplari montati nel 1940 Nota 1
In feritoia nel cemento armato. Adattamento dell’arma alle feritoie, per fucile mitragliatore, delle caponiere. Rimase allo stadio di prototipo.
In feritoie delle porte. Adattamento del mortaio alle feritoie ricavate nelle porte corazzate. Non installato nel 1940.
In torre corazzata a scomparsa per armi miste. Nelle 7 torri costruite, di cui una in corso di montaggio, solo uno risulta montato (Anzeling). Il mortaio spara mediante un foro che attraversa la corazzatura e fuoriesce nella parte superiore sferica della torre . Può, quindi, essere utilizzato anche a torre defilata.
Goulotte per granata
E’ un tubo in acciaio, murato nella parete esterna del blocco di combattimento, la cui estremità
( quella all’interno della camera di combattimento), è filettata, sul filetto è avvitato un otturatore realizzato in bronzo con apertura basculante,
Lo scopo di quest’arma rudimentale è di lanciare all’esterno del blocco o nel fosso diamante una bomba a mano ( granata)
Il funzionamento è semplicissimo:l’operatore apre l’otturatore , arma la granata togliendo la spina, la immette nel tubo, richiude l’otturatore; la bomba ricade all’esterno ed esplode lanciando tutto attorno una miriade di. schegge.
Nota 1 : non vi sono fotografie dell’arma istallata nella feritoia apposita , l’unica foto da cui si può ricostruire l’istallazione è quella della feritoia di Saint Ours Haut vista dall’interno
.
11.DIFESA ANTICARRO
L’evolversi del carri armati rese necessario adattare il sistema fortificato alla lotta contra carro, pertanto nelle varie riunioni della CORF si discusse se armare le casematte d’artiglieria di un pezzo, adatto alla bisogna, o se realizzare del semoventi. Questi dovevano stazionare all’esterno della fortificazione e attaccare i nemici che si fossero infiltrati nelle retrovie o negli intervalli tra una fortificazione e l’altra.
Non se me fece nulla, si dotò il cannone-obice da 75 in configurazione per casamatta e per torre corazzata di un proietto dirompente con velocità iniziale di 570 m/sec. Inoltre si pensò che l’effetto, ottenuto dal proiettile esplosivo normale, sui cingoli del carri, fosse sufficiente a fermarli.
Il problema per le fortificazioni dotate d’artiglieria poteva considerarsi risolto, per le piccole casematte d’intervallo invece si decise di armare, in alternativa, una delle feritoie previste per mitragliatrice binata, con un sistema d’ arma apposito.
Si decise di armare le casematte a difesa del Reno con una mitragliatrice da 13,2 mm e quelle di intervallo, di un cannone controcarro da 47 mm allora allo studio.
Cannone controcarro da 47 mm e 37 mm
Il cannone doveva essere installato nelle camere di tiro delle casematte ormai progettate e in gran parte costruite. Qualora la distanza tra la feritoia e la parete di fondo non fosse sufficiente per l’istallazione del cannone da 47mm si ripiegò sul cannone da 37mm nettamente più piccolo
Entrambi i pezzi sono sospesi a due rotaie accoppiate e possono inserirsi nelle feritoie per mitragliatrice binata predisposte alla bisogna.
Purtroppo nel momento di cambio d’arma la feritoia rimane aperta, creando un notevole spazio in cui possono entrare sia i gas venefici che i proiettili sparati dal nemico. Va da se che questo sistema d’arma rende molto vulnerabile la fortificazione. f1.f5
Mitragliatrice Hotchkiss da 13,2 mm modello 1930
L’arma equipaggia sia le casematte in riva del Reno e sia quelle dej Bassi Vosgi. Nel 1940 sono in servizio 98 esemplari.
L’ arma è sospesa mediante un carrellino ad una trave e può rimpiazzare la mitragliatrice binata Rebel (antipersonale) nella feritola allo stesso modo del cannone controcarro. L’arma adotta un munizionamento a palla blindata modello 1935 con velocità alla bocca di 800 m/sec. e una cadenza di tiro di 450 colpi minuto, il caricatore è lineare da 30 colpi.
Fanno parte della difesa contro carro una serie di ostacoli che devono impedire ai carri armati di avvicinarsi alla fortificazione
Nei primi grandi forti si adottò il vecchio fossato. Si realizzarono quindi larghe e profonde trincee munite di mura di sostegno e difese da caponiere . Questo tipo di ostacolo era però molto costoso , si decise quindi di realizzare un sistema più semplice ed economico
I nuovi grandi forti ,le piccole opere, le casematte furono circondati con 5 file di rotaie ferroviarie, infisse profondamente nel terreno, alle rotaie si fece seguire, in funzione anti uomo,una fascia di filo spinato sospeso su paletti metallici a pochi centimetri da terra.
Le strade di accesso alle fortificazioni furono sbarrate da robustissimi “ passaggi a livello”
12.CONCLUSIONE
Pochi Italiani, ancor oggi, a 76 anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, sanno dell’esistenza di questo possente bastione difensivo.
A 80 anni dall’ultima colata di cemento, malgrado le ingiurie del tempo e le distruzioni operate dall’uomo, la LINEA MAGINOT esiste ancora e rimane, per coloro che la conoscono, materia di visita, di riflessione e di studio.
Come nell’Alsazia del Nord, Francesi e Tedeschi hanno unito i loro sforzi per salvaguardare un tratto di questa linea fortificata, mi auguro che anche nelle Alpi, tra Italiani e Francesi, si possa fare altrettanto.
La LINEA MAGINOT non sia dunque più una barriera tra due popoli tanto simili, ma un luogo di incontro e di riflessione comune.
13.GLOSSARIETTO
TORRETTA CORAZZATA = CLOCHE
TORRE CORAZZATA A SCOMPARSA = TOURELLE A L’ECLIPSE
DEFILATA = ECLIPSE’
COFANO = COFFRE ridotto ricavato nel muro esterno del fosso (controscarpa)
CAPONIERA =CAPONIERE ridotto costruito sul fondo del fosso per impedire al nemico di attraversarlo.
CASAMATTA = CASEMATE locale di un opera fortificata con volta corazzata fornito di una o più cannoniere per bocche da fuoco sistemate all’interno
CASAMATTE D’INTERVALLO =CASEMATES D’INTERVALLE opera fortificata di piccole dimensioni costituita da un unico blocco posta nell’intervallo tra due forti.
CANNONIERA = EMBRASURE apertura praticata nei muri o nei parapetti delle opere fortificate per far passare la volata dei pezzi d’artiglieria
FERRITOIA = CRENEAUX apertura di piccole dimensioni praticata nei muri o nei parapetti delle opera fortificate per far passare armi di piccolo calibro.
RIVESTIMENTO FERRITOIE = TREMIE rivestimento metallico delle feritoie
PICCOLO/GRANDE FORTE = PETIT/GROSS OUVRAGE opere fortificate di piccola/grande dimensione
TIRO DI FIANCHEGGIAMENTO =FLANQUEMENT tiro di fianco radente i fianchi della fortificazione, si incrocia con quello di un altro blocco o di un’altra fortificazione
14.BIBIOGRAFIA
100.000 MORTS OUBLIES La Bataille de France 10 mai-25 juin 1940 di JP RICHARDOT
2000 ANS DE FORTICATION FRANCAISE TOMO I di ROCOLLE
2000 ANS DE FORTIFICATIONS FRANCAISE TOMO II di ROCOLLE
53 ANS APRES” LE POINT SUR LA LIGNE MAGINOT AUJOURD’HUI di WAHL
ARCHITETTI E INGENIERI MILITARI di DAVICO
ARMAMENTS ET OUVRAGE DE FORTERESSE
ATLAS CORF “LIGNE MAGINOT” di V&C VERMEULEN
AU COEUR DE LA LIGNE MAGINOT 1940 di BURSCHER
BATAILLES DES ALPES ALBUN MEMORIAL 1940- 1944-45 di BERAUD
BLITZKRIEG I THE WEST di PALLUD
BLOCKHAUS ORNES 1914-40 di SERAMOUR
CASTILLON di CIMA
CHEMINS DE FER SUR VOIE DE 60 DE LA LIGNE MAGINOT di WAHL
COMBATS DANS LA LIGNE MAGINOT di RODOLPHE
COMBATS SUR LA LIGNE MAGINOT 1939-40 di AA.VV
COMPRENDRE LA LIGNE MAGINOT di MANSUI
FAITES SAUTER LA LIGNE MAGINOT di BRUGE
FORTIFICATION DE L’EPOQUE MODERNE DANS LE ALPES MARITIMES di RAYBAUD
FORTIFICATION DES ALPES di LACHAL
FORTS and FORTRESSES di BRICE
GUIDE DE LA LIGNE MAGINOT(des Ardennes au Rhin dans les Alpes) di HOHNADEL
GUIDE MUSEES 39/45 FRANCE di LUC BRAEUER
HACHENBERG di GAMELIN
HOCHWALD di WAHL
IL ETAIT UNE FOIS LA LIGNE MAGINOT di WAHL
IL FORTE DI SCHOENENBOURG di AA.VV
INDEX de la FORTIFICATION FRANCAISE 1874-1914 di AA.VV
JOURS TRANQUILLES ET BRUITS DE GUERRE AU MONT DES WELCHES di WAHL
LA BARRIERE DE FER di TRUTTMANN
LA BATAILLE DES ALPES 1940 di PLAN
LA BATAILLES DES ALPES 10-25 JUIN 1940 di PLAN
LA FERTE’ NE REPOND PLUS di ROCOLLE
LA GUERRA DIMENTICATA di AZEAU
LA LIGNE MAGINOT di CLAUDEL
LA LIGNE MAGINOT (ce qu’eIle était,ce qu’il en reste) di MARY
LA LIGNE MAGINOT (homme et ouvrage) TOME 1 di MARY&HOHNADEL
LA LIGNE MAGINOT (homme et ouvrage) TOME 2 di MARY&HOHNADEL
LA LIGNE MAGINOT (homme et ouvrage) TOME 3 di MARY&HOHNADEL
LA LIGNE MAGINOT (homme et ouvrage) TOME 4 di MARY&HOHNADEL
LA LIGNE MAGINOT (homme et ouvrage) TOME 5 di MARY&HOHNADEL
LA LIGNE MAGINOT EN ALSACE (200 kilometres de beton et d’acier) WAHL ASSOC M NORD-EST
LA LIGNE MAGINOT EN BASSE ALSACE di AA.VV
LA LIGNE MAGINOT EN SAVOIE di CHAZETTE
LA LIGNE MAGINOT image d’hier et d’aujourd’hui di GAMELIN
LA LINEA MAGINOT di BUSSONI
LA LINEA MAGINOT DEL MARE di BAGNASCHINO
LA MEMOIRE DES FORTS(peintures murales des soldats de la Ligne Maginot) di HOHNADEL S
LA MURAILLE DE FRANCE di TRUTTMANN
LA TRAGEDIE DE LA LIGNE MAGINOT di GANGLOFF
L’ABBECEDARIO DEI GONDRANS di BIGONI
L’AUTHION SIGNIFICATION D’UN SACRIFICE
LE FORT DE TOURNOUX di MOREL
LE FORT DE VILLEY LE SEC di AA.VV
LE FORT DE VILLEY LE SEC di ASS LA CITADELLE
LE FORT DU HACHENBERG di HONADEL
LE FORT D’UXEGNEY di AA.VV
LE FORTEZZE DELLE ALPI OCCIDENTALI ( dal Piccolo San Bernardo al Monginevro) di AA.VV
LE FORTEZZE DELLE ALPI OCCIDENTALI (dal Monginevro al Mare) di AA.VV
LE FORTS DE ROCHE LA CROIX ET DU HAUT DE SAINT OURS di MOREL
LE GROS OUVRAGE A2 FERMONT di MAISTRET
LE PETIT OUVRAGE DE ROHRBACH di KOCH
LE SIMSERHOF di HOHNADEL-MARY
LES FORTIFICATIONS DE SAVOIE di AA,VV
LES FORTIFICATIONS DU BRIANCONNAIS di BOYER
LES FORTIFICATIONS DU MONT BARBONNET di AA.VV
LES FORTS 1914-1940 1 EDIZIONE di AA.VV
LES FORTS 1914-1940 2 EDIZIONE di AA.VV
LES PANZER PASSENT LA MEUSE di BERBEN&ISELIN
LIGNE MAGINOT VALLEE DU SCHWARZBACH di AA.VV
L’OUVRAGE A 19 HACKENBERG di VAROQUI
MARQUAGE,INSCRIPTION, GRAFFITI,PEINTURES MURALES MILITAIRES di LACHAL
MEMORIAL DE LA LIGNE MAGINOT di AA.VV
MONGINEVRO DALL’INFERNET ALLO JANUS di BIGONI
OFFENSIVE SUR LE RHIN LIGNE MAGINOT di BRUGE
ON A LIVRE’ LA LIGNE MAGINOT di BRUGE
OUVRAGE DE L’AGAISEN di CIMA
OUVRAGE DE SAINT AGNES di CIMA
OUVRAGE DE SAINT ROCH di AA.VV
OUVRAGE DE SAINT ROCH di CIMA
OUVRAGE DU BARBONNET di CIMA
OUVRAGE DU FOUR A CHAUX di WEISBECKER
OUVRAGE FORTIFIE DU SIMSERHOF di AA.VV
PONT SAINT LOUIS “LA GLORIEUSE DEFENCE” di CIMA
QUELQUE PART SUR LA LIGNE MAGINOT di MARY
SAVOIE :GIUGNO 1940 di DEMOUZON
SEDAN MAI 1940 di C.GOUNELLE
STORIA DELLE FORTIFICAZIONI di IAN HOGG
STORIA DELLE FORTIFICAZIONI E DELL’ARCHITETTURA MILITARE volume 1° di ROCCHI
STORIA DELLE FORTIFICAZIONI E DELL’ARCHITETTURA MILITARE volume 2° di ROCCHI